Cosa facciamo
La tradizione è un sapere delle mani che non può essere scritto nei libri ma passa di mano in mano.
Come un pittore sa che il pennello intinto nella giusta quantità di colore e tenuto sul pezzo nel giusto modo e nella giusta inclinazione dà un certo effetto, così un violinista tiene l’archetto dosando esattamente inclinazione, peso e forza con qualcosa che sta dentro, per ottenere un certo suono, quello e non un altro, che ha una precisa rispondenza in chi ascolta.Vi sono molti modi per presentare un prodotto e il lavoro che sta dietro ad esso o per mostrare il valore che possiede.
Il Modello
Lo Stampo
La scultura viene sezionata in più parti e da ognuna si ricava uno stampo, versando direttamente su di essa del gesso miscelato con acqua in un giusto dosaggio. Ogni scultura è composta da più stampi ed ogni stampo a sua volta è composto da più tasselli.
La Foggiatura
La porcellana è una miscela di caolino, feldspato e quarzo attentamente selezionati e miscelati in acqua fino ad ottenere un fluido denso, il “colaggio”. Questo viene versato nello stampo dove, per la proprietà di assorbimento tipica del gesso, comincia a perdere acqua, solidificandosi. Raggiunto lo spessore desiderato si svuota la parte rimasta liquida e dopo un po’ il pezzo può essere estratto.
Rifinitura e Montaggio
Tolti dagli stampi i pezzi devono essere “sbavati” e “rinfrescati” perché nelle fasi descritte sopra subiscono sempre danneggiamenti dovuti alla manipolazione o all’usura degli stampi. La scultura originaria viene poi ricomposta assemblandone i vari componenti. Infine si applicano tutti quei particolari che occorre realizzare a mano e che sono il pregio della lavorazione artigianale.
Le Sfoglie
Il forno a gran fuoco
Ogni pezzo viene fatto seccare e viene ulteriormente rifinito a secco per togliere eventuali difetti. Durante la cottura a 1300 °C, l’impasto di porcellana arriva vicino al proprio punto di fusione, per questa ragione occorre puntellare tutte la parti troppo sporgenti o le figure in piedi con appositi supporti.
La pittura e il forno del terzo fuoco
Dopo la cottura “a gran fuoco”, il biscuit viene pulito e talvolta levigato per poter essere decorato. Secondo la tecnica detta “di Capodimonte”, così come è stata tramandata di bottega in bottega, la decorazione si fa con un’amalgama di colore, olio ed essenza di lavanda. Il colore viene sfumato con pennelli appositi o tamponato con una spugna. Infine c’è la cottura del colore, o “terzo fuoco”, che noi, usando colori esenti da piombo, facciamo a 980 °C.
Ultimi dettagli
Una volta usciti dal forno del “terzo fuoco”, i pezzi vengono controllati minuziosamente un’ultima volta e vengono aggiunti eventuali dettagli come le tracolle delle borse o le corde dei violini, applicati a freddo sul pezzo finito.
Il Modello
Lo Stampo
La Foggiatura
Rifinitura e Montaggio
Le Sfoglie
Il forno a gran fuoco
La pittura e il forno del terzo fuoco
Ultimi dettagli
Una volta usciti dal forno del “terzo fuoco”, i pezzi vengono controllati minuziosamente un’ultima volta e vengono aggiunti eventuali dettagli come le tracolle delle borse o le corde dei violini, applicati a freddo sul pezzo finito.
La porcellana è l’oro bianco che Marco Polo portò in Occidente dal Catai.
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