Cosa facciamo

La tradizione è un sapere delle mani che non può essere scritto nei libri ma passa di mano in mano.

Come un pittore sa che il pennello intinto nella giusta quantità di colore e tenuto sul pezzo nel giusto modo e nella giusta inclinazione dà un certo effetto, così un violinista tiene l’archetto dosando esattamente inclinazione, peso e forza con qualcosa che sta dentro, per ottenere un certo suono, quello e non un altro, che ha una precisa rispondenza in chi ascolta.

Vi sono molti modi per presentare un prodotto e il lavoro che sta dietro ad esso o per mostrare il valore che possiede.

Fra tutti, crediamo che la cosa migliore sia quella di raccontare il più semplicemente possibile il cammino che abbiamo percorso e che quotidianamente percorriamo per giungere a fare quello che facciamo, con tutte le aspettative e le difficoltà, le sconfitte ed i successi che questo cammino comporta.

Il Modello

Alla base del nostro lavoro c’è il modello, la scultura. Essa viene realizzata a partire da un blocco di argilla che viene modellato fino a ottenere quel volto, quell’espressione o quella posizione delle mani, quella forma di busto.

Lo Stampo

La scultura viene sezionata in più parti e da ognuna si ricava uno stampo, versando direttamente su di essa del gesso miscelato con acqua in un giusto dosaggio. Ogni scultura è composta da più stampi ed ogni stampo a sua volta è composto da più tasselli.

La Foggiatura

La porcellana è una miscela di caolino, feldspato e quarzo attentamente selezionati e miscelati in acqua fino ad ottenere un fluido denso, il “colaggio”. Questo viene versato nello stampo dove, per la proprietà di assorbimento tipica del gesso, comincia a perdere acqua, solidificandosi. Raggiunto lo spessore desiderato si svuota la parte rimasta liquida e dopo un po’ il pezzo può essere estratto.

Rifinitura e Montaggio

Tolti dagli stampi i pezzi devono essere “sbavati” e “rinfrescati” perché nelle fasi descritte sopra subiscono sempre danneggiamenti dovuti alla manipolazione o all’usura degli stampi. La scultura originaria viene poi ricomposta assemblandone i vari componenti. Infine si applicano tutti quei particolari che occorre realizzare a mano e che sono il pregio della lavorazione artigianale.

Le Sfoglie

Fino a qui Sibania conserva in tutto le caratteristiche delle manifatture porcellane tradizionali, ma qui si innesta quello che crediamo essere uno degli elementi che più ci caratterizza. Prendendo spunto da un lato dall’applicazione di tulle su figure di stile settecentesco e dall’altro da una tecnica ceramica tipica di Vicenza (la “pastèa”) abbiamo elaborato un nuovo modo di realizzare figure in porcellana. Studiando approfonditamente le caratteristiche dei materiali abbiamo realizzato delle sfoglie sottili, poi abbiamo messo a punto un metodo che ci consente di imprimere su queste motivi decorativi tipici dei tessuti. Come nella lavorazione a tulle accade che questo, impastato con l’argilla e messo in forno, sembra trasformarsi da stoffa in porcellana, così noi volevamo che i nostri pezzi sembrassero fatti con tessuto vero. Le sfoglie così decorate e ancora in uno stato plastico vengono ritagliate secondo la forma desiderata e applicate sui pezzi, modellandone con cura il drappeggio. I capelli, a loro volta sono fili sottili di porcellana che di volta in volta vengono “pettinati” sulla testa nuda. Queste fasi della lavorazione sono molto delicate perché ogni errore provoca difetti in cottura e occorre un’estrema attenzione nel maneggiare le sfoglie senza danneggiarne i decori.Non è stato facile, ma oggi, un po’ per gioco, ci piace dire che, se la ceramica ha più di 20.000 anni e la stampa ne ha 500, nessuno era riuscito, prima di noi, ad eseguire una stampa diretta su una statua di ceramica.

Il forno a gran fuoco

Ogni pezzo viene fatto seccare e viene ulteriormente rifinito a secco per togliere eventuali difetti. Durante la cottura a 1300 °C, l’impasto di porcellana arriva vicino al proprio punto di fusione, per questa ragione occorre puntellare tutte la parti troppo sporgenti o le figure in piedi con appositi supporti. 

La pittura e il forno del terzo fuoco

Dopo la cottura “a gran fuoco”, il biscuit viene pulito e talvolta levigato per poter essere decorato. Secondo la tecnica detta “di Capodimonte”, così come è stata tramandata di bottega in bottega, la decorazione si fa con un’amalgama di colore, olio ed essenza di lavanda. Il colore viene sfumato con pennelli appositi o tamponato con una spugna. Infine c’è la cottura del colore, o “terzo fuoco”, che noi, usando colori esenti da piombo, facciamo a 980 °C. 

Ultimi dettagli

Una volta usciti dal forno del “terzo fuoco”, i pezzi vengono controllati minuziosamente un’ultima volta e vengono aggiunti eventuali dettagli come le tracolle delle borse o le corde dei violini, applicati a freddo sul pezzo finito. 

Il Modello

Alla base del nostro lavoro c’è il modello, la scultura. Essa viene realizzata a partire da un blocco di argilla che viene modellato fino a ottenere quel volto, quell’espressione o quella posizione delle mani, quella forma di busto.

Lo Stampo

La scultura viene sezionata in più parti e da ognuna si ricava uno stampo, versando direttamente su di essa del gesso miscelato con acqua in un giusto dosaggio. Ogni scultura è composta da più stampi ed ogni stampo a sua volta è composto da più tasselli.

La Foggiatura

La porcellana è una miscela di caolino, feldspato e quarzo attentamente selezionati e miscelati in acqua fino ad ottenere un fluido denso, il “colaggio”. Questo viene versato nello stampo dove, per la proprietà di assorbimento tipica del gesso, comincia a perdere acqua, solidificandosi. Raggiunto lo spessore desiderato si svuota la parte rimasta liquida e dopo un po’ il pezzo può essere estratto.

Rifinitura e Montaggio

Tolti dagli stampi i pezzi devono essere “sbavati” e “rinfrescati” perché nelle fasi descritte sopra subiscono sempre danneggiamenti dovuti alla manipolazione o all’usura degli stampi. La scultura originaria viene poi ricomposta assemblandone i vari componenti. Infine si applicano tutti quei particolari che occorre realizzare a mano e che sono il pregio della lavorazione artigianale.

Le Sfoglie

Fino a qui Sibania conserva in tutto le caratteristiche delle manifatture porcellane tradizionali, ma qui si innesta quello che crediamo essere uno degli elementi che più ci caratterizza. Prendendo spunto da un lato dall’applicazione di tulle su figure di stile settecentesco e dall’altro da una tecnica ceramica tipica di Vicenza (la “pastèa”) abbiamo elaborato un nuovo modo di realizzare figure in porcellana. Studiando approfonditamente le caratteristiche dei materiali abbiamo realizzato delle sfoglie sottili, poi abbiamo messo a punto un metodo che ci consente di imprimere su queste motivi decorativi tipici dei tessuti. Come nella lavorazione a tulle accade che questo, impastato con l’argilla e messo in forno, sembra trasformarsi da stoffa in porcellana, così noi volevamo che i nostri pezzi sembrassero fatti con tessuto vero. Le sfoglie così decorate e ancora in uno stato plastico vengono ritagliate secondo la forma desiderata e applicate sui pezzi, modellandone con cura il drappeggio. I capelli, a loro volta sono fili sottili di porcellana che di volta in volta vengono “pettinati” sulla testa nuda. Queste fasi della lavorazione sono molto delicate perché ogni errore provoca difetti in cottura e occorre un’estrema attenzione nel maneggiare le sfoglie senza danneggiarne i decori.Non è stato facile, ma oggi, un po’ per gioco, ci piace dire che, se la ceramica ha più di 20.000 anni e la stampa ne ha 500, nessuno era riuscito, prima di noi, ad eseguire una stampa diretta su una statua di ceramica.

Il forno a gran fuoco

Ogni pezzo viene fatto seccare e viene ulteriormente rifinito a secco per togliere eventuali difetti. Durante la cottura a 1300 °C, l’impasto di porcellana arriva vicino al proprio punto di fusione, per questa ragione occorre puntellare tutte la parti troppo sporgenti o le figure in piedi con appositi supporti.

La pittura e il forno del terzo fuoco

Dopo la cottura “a gran fuoco”, il biscuit viene pulito e talvolta levigato per poter essere decorato. Secondo la tecnica detta “di Capodimonte”, così come è stata tramandata di bottega in bottega, la decorazione si fa con un’amalgama di colore, olio ed essenza di lavanda. Il colore viene sfumato con pennelli appositi o tamponato con una spugna. Infine c’è la cottura del colore, o “terzo fuoco”, che noi, usando colori esenti da piombo, facciamo a 980 °C.

Ultimi dettagli

Una volta usciti dal forno del “terzo fuoco”, i pezzi vengono controllati minuziosamente un’ultima volta e vengono aggiunti eventuali dettagli come le tracolle delle borse o le corde dei violini, applicati a freddo sul pezzo finito. 

La porcellana è l’oro bianco che Marco Polo portò in Occidente dal Catai.

Per molti secoli, nei laboratori degli alchimisti europei, si cercò il segreto del suo candore e della sua trasparenza. Fu infine l’alchimista Johann Friederik Böttger, del quale si diceva avesse scoperto la pietra filosofale, a trovare, nel 1709, il segreto di questa altra pietra.
  • Terra
  • Acqua
  • Aria
  • Fuoco
: questi erano i quattro elementi mediante cui gli alchimisti si proponevano di produrre la pietra, il Lapis philosophorum che tramutava i metalli vili in oro.
  • Terra
  • Acqua
  • Aria
  • Fuoco
: sono i quattro elementi che portano alla creazione di quest’altro Lapis, che può ben essere definito oro bianco, per la purezza a cui in esso è trasmutata l’umile argilla.

Alcune delle nostre creazioni

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