È arrivato l’autunno anche a Vicenza, gli alberi si stanno spogliando dei colori estivi, i boschi si tingono di rosso e giallo e arancio, il colore della terra emerge sui colli e nei campi per portare la natura verso il sonno rigeneratore dell’inverno.
Questo 2020 è stato difficile sotto molti aspetti: ci ha costretti a fermarci, a fare i conti con un mondo solitario e a volte ostile, a guardarci dentro, a riscoprire le dinamiche delle nostre famiglie, gli angoli di casa dimenticati nella polvere. Eppure stiamo sopravvivendo, non siamo vinti e battuti, aspettiamo consapevoli che il mondo sia cambiato ma ancora lì presente, in attesa come noi.
Ci siamo chiesti, quest’anno, come avremmo affrontato il futuro, ora che sembrano impossibili le cose più naturali, come gli abbracci e le strette di mano, o la fiducia nel proprio vicino. In un momento in cui lavorare fianco a fianco è diventato così complicato, come possiamo noi con la nostra tradizione del fatto a mano, noi che sogniamo affetti per mestiere e che cerchiamo tutti i giorni di comunicarli a chi ci è affezionato, come possiamo noi comunicarvi anche questa attesa piena di speranza?
Abbiamo pensato che ciò che del nostro lavoro arriva più vicino al nostro pubblico sono proprio le nostre figurine e in particolare dal 2014 la nostra Statua dell’Anno, l’edizione limitata che ci accompagna fedele da gennaio a dicembre, ogni anno diversa: abbiamo avuto per prima la romantica Amelia, poi Barbara sognatrice, la dolcissima Caterina, Dalila la raffinata, Emi e il suo sorriso, Fedora delicata e infine a dicembre saluteremo l’affascinante Giorgia, con i suoi capelli rossi e gli occhi azzurro-verdi che sembrano guardarci dentro (disponibile solo fino a dicembre!). La nostra figurina dell’anno è ormai diventata la nostra prima donna, l’immagine che mettiamo in vetrina e che ci rappresenta per 12 lunghi mesi, per poi lasciare il posto all’edizione successiva.
Vogliamo quindi che la Statua dell’Anno 2021 simboleggi la tenacia che stiamo tutti dimostrando, ma anche la rinascita che dovremo far scaturire a primavera. Come i boccioli dei fiori invernali, il bucaneve, il calicanto, le primule, i primi gelsomini, i fior di pesco…
Abbiamo pensato di partire proprio da questo, dai fiori leggeri e forti dell’inverno, quelli che spesso nascono prima del freddo e poi vengono temprati dalle gelate degli ultimi mesi dell’anno, per rivelarci coi loro colori delicati e il loro profumo inebriante che la primavera sta per arrivare.
I fiori quindi, e la nostra nuova Statua dell’Anno.
Si chiama Hana. Questa volta, per la prima volta, partiamo dal nome: Hana in giapponese significa Fiore 花
È la nostra ottava Statua dell’Anno e la lettera dell’alfabeto che le compete è la H, lettera complicata, italianissima ma muta, timida e ritrosa, ed eppure fondamentale nella nostra lingua. Siamo dovuti ricorrere ad altre nazioni per trovare il nome giusto e guarda un po’: il giapponese ci è venuto in aiuto! Quasi come se l’avessimo fatto apposta…
Siamo partiti allora dall’abito: volevamo che fosse soffice e comodo, ampio, come la corolla di un fiore molto grande o come una nuvola bianca, e anche il decoro a sua volta doveva rappresentare lo stesso concetto di leggerezza e morbidezza. Abbiamo creato appositamente quindi questo disegno dai contorni sottili, con fiori aperti e boccioli appena spuntati accennati in rosso su uno sfondo rosa (i colori più caratteristici della natura nel pieno della sua rinascita). Il modello dell’abito invece è semplice e pulito: parte aderente alla figura attorno al busto per allargarsi in una gonna gonfia e voluminosa. Infine, per abbracciare le spalle nude abbiamo aggiunto una stola candida che ricade sull’abito come seta.
Volevamo che Hana fosse dolce ed accogliente: non maliziosa né irruenta, bensì paziente e serena.
Questo viso, con il suo sorriso lieve e le fossette alle guance, a noi comunica tutto questo. Ha caldi occhi verdi, appena allungati, e la testa leggermente inclinata pare guardarci dicendo “Abbi fiducia”. Da definire restava il colore e la piega dei capelli, che dovevano far risaltare il volto con una cornice scura, ma non volevamo cadere nella freddezza del colore nero; sono quindi di un bel marrone testa di moro, cinti dietro alla frangia da una fascia bianca e raccolti in una coda fluente sulla spalla.
L’ultimo dettaglio, come per tutte le sue sorelle prima di lei: il nome e il numero, con l’anno di riferimento e il nostro marchio, dipinti di volta in volta sotto alla base dalle nostre pittrici, fino alla fine del 2021.
Eccola adesso, la nostra Hana, il nostro modo per farvi sapere che noi ci siamo e continuiamo a credere nella bellezza che salverà il mondo, come scrisse nel suo L’idiota Dostoevskij.